Uno degli studi più noti a supporto dell’importanza di fissare gli obiettivi come parte fondamentale del successo è il famoso “Studio della classe 1953 dell’Università di Yale”, che seguì per più di vent’anni la vita dei laureati di quell’anno. Alla fine di quel periodo, il 3 per cento dei laureati che aveva obiettivi chiari, messi nero su bianco, guadagnava molto di più di tutto il restante 97 per cento messo insieme.
Una statistica impressionante, se fosse vera.
Facendo delle ricerche per un progetto, Michael Neill scoprì che non esisteva alcuna registrazione di tale studio, né a Yale, né a Princeton, né in nessun’altra università. Tony Robbins riferì di aver sentito la storia per la prima volta da Zig Ziglar; Zig Ziglar non ricordava da chi l’avesse sentita, ma pensava che gliel’avesse raccontata… proprio Tony Robbins!
Non significa che uno dei due abbia mentito, ovviamente. È che quando ci fissiamo un obiettivo dobbiamo considerare due aspetti fondamentali:
- il coinvolgimento mentale e fisico, cioè la misura in cui mettiamo le nostre energie creative e fisiche nella ricerca di un risultato;
- l’investimento emotivo, cioè la misura in cui mettiamo in gioco la nostra autostima e il nostro benessere emotivo nella ricerca di un risultato.
Ecco uno schema utile per orientarci e definire i nostri obiettivi con l’approccio più efficace:
- Approccio basso investimento/basso coinvolgimento
Non ti importa un granché della situazione e non fai praticamente niente per influenzare il risultato. Basso livello di stress ma anche basso livello di soddisfazione.
Esempio: se il lavoro che fai non ti interessa o non ti coinvolge, farai il minimo indispensabile per ottenere risultati e certamente non darai un valore aggiunto per la crescita dell’organizzazione. - Approccio alto investimento/basso coinvolgimento
La situazione ti interessa troppo e fai troppo poco: c’è così tanto da fare che finisci col sentirti sopraffatto e non fare niente del tutto. Alto livello di stress ma poche possibilità di influenzare il risultato.
Esempio: se ti piace molto il calcio e segui la tua squadra anche in trasferta, è comunque improbabile che ti facciano entrare in campo per segnare il goal della vittoria… - Approccio alto investimento/alto coinvolgimento
Lavori molto, frequenti seminari motivazionali, ti impegni nel volontariato o nel sociale. Alto livello di stress, alto rischio di scivolare e farti male: sul fronte emotivo alterni “alti” molto esaltanti, in cui ti senti un vincente, a “bassi” molto sconfortanti, in cui ti senti un perdente e metti in dubbio ogni cosa.
Esempio: sei talmente identificato nella tua attività che pensi solo a quella, trascurando il vero obiettivo della tua vita… attenzione! - Approccio basso investimento/alto coinvolgimento
Sei coinvolto a livello pratico e intellettuale, ma distingui chiaramente ciò che dipende da te da ciò che è fuori dal tuo controllo; e soprattutto, non è in gioco il tuo benessere emotivo, sai che sei OK e starai bene a prescindere dal risultato. Basso livello di stress, alto livello di soddisfazione e divertimento.
Esempio: dai il massimo in tutto quello che fai, guidato dalla consapevolezza della tua natura profonda e dalla fiducia che puoi attingere a tutte le risorse che ti occorrono, dentro e fuori di te. E ti diverti!
Ognuno di noi ha adottato approcci diversi in ambiti o momenti diversi della vita. Ti invito a osservare come ti poni i tuoi obiettivi e a notare quale approccio ti fa sentire meglio, con gli altri e con te stesso.
La vera domanda per te è: ti piacerebbe sentirti interessato e coinvolto, creativo e leader nelle tue varie attività o relazioni, divertirti genuinamente libero da stress e ansia?