Come’è andato il test che ti ho proposto nel post Come ascolti?
La prima volta che mi sono cimentata, ho notato due campi di comunicazione, uno fuori e uno dentro di me: fuori mi sentivo un’attrice nel suo ruolo, dentro di me c’era il regista che dava istruzioni all’attrice su cosa pensare, cosa sentire e come esprimerlo.
È capitato anche a te, ascoltando qualcuno che parla, di sentire nella tua mente una vocina so-tutto-io che dice “sì, sì, ho già capito cosa vuole dire…” e di cominciare a pensare a come formulare la risposta; o una vocina critica, che commenta “ma guarda un po’ come si è truccata, stamattina, ti pare?”, o che pensa ai fatti suoi, mentre annuisce o dà segnali di attenzione generica del tipo “sì, certo!”, “uh, hai proprio ragione!”? E poi, basta un attimo, l’interlocutore si accorge che non lo stai ascoltando e… la conversazione non va come volevi.
Questa dinamica influenza non poco il risultato della nostra comunicazione.
Alla prima occasione, mettiti alla prova in modo diverso: con lo strumento principe della comunicazione, l’ascolto attivo e consapevole, dai la tua piena attenzione all’altro, magari domandati cosa puoi imparare di utile e interessante. L’ascolto attivo è un atteggiamento che va a beneficio di entrambe le parti, perché
- chi parla si sente ascoltato, compreso e considerato, che è uno dei bisogni primari dell’essere umano, con il risultato che si impegna di più e dà il meglio di sé;
- chi ascolta diventa più attento e sensibile a cogliere il messaggio ai vari livelli della comunicazione, ossia andare oltre le parole e recepire anche le varie sfumature della voce e del linguaggio del corpo, evitando facili incomprensioni e traendo il massimo dallo scambio;
- e questo atteggiamento reciproco nutre la relazione, contribuendo a stabilire sintonia e fiducia tra gli interlocutori.
Eh sì, la comunicazione parte non dalla bocca che parla, ma dall’orecchio che ascolta.
E ricorda di ascoltare te stesso…
Sono curiosa di sapere come va il tuo esperimento, fammi sapere!